Festa della Montagna a Somma Vesuviana (NA).
Straordinaria
festa civile e religiosa, frutto di sovrapposizioni cristiane su più
arcaiche forme di religiosità connesse, a loro volta, allinizio
del ciclo del raccolto.
La manifestazione, anche nota come "Festa di Castello"
o "Festa di Divozione", ha inizio con
il c.d. Sabato dei Fuochi ed interessa la Città di Somma Vesuviana
assieme agli altri comuni della fascia pedemontana del Monte Somma, tutti
più o meno colpiti dagli effetti di fenomeni eruttivi del passato e
quindi interessati ad una festa che, tra i tanti significati reconditi, ha
probabilmente anche quello di esorcizzare i timori derivanti dalla presenza
incombente del vulcano. Il periodo dei festeggiamenti, infatti, comincia e
finisce con una grande corona di fuochi. Questi ultimi sono accesi per celebrare
il ritrovamento della testa lignea della c.d. Madonna del Castello (oggi esposta
presso lomonimo santuario). La scultura originale fu portata a Somma
da Carlo Carafa nel 1622, ma il corpo della stessa andò disperso a
seguito della rovinosa eruzione del 1631.Ogni comunità cittadina ha
un proprio giorno dedicato, durante il quale può espletare i rituali
della festa: la visita al santuario, il sontuoso banchetto, i balli e le tammurriate,
laffascinante canto a figliola, la preparazione della pertica e, infine,
sul far della sera, laccensione dei fuochi. Tutte le fasi della festa
sono cariche di simbolismi e si configurano come rappresentazioni moderne
dantichi riti praticati per conquistare il favore della divinità.
Il banchetto, in particolare, appare legato ad arcaiche
forme di religiosità tese ad assicurare un buon raccolto. La gran quantità
delle libagioni e il protrarsi del pranzo lungo larco di molte ore,
sono pratiche palesemente collegate ad un antico rituale dellabbondanza.
Interessante anche il rito della preparazione della pertica, che si pratica
soprattutto il 3 maggio, ultimo giorno dei festeggiamenti.
Esso consiste nel taglio di un giovane alberello di castagno che è
successivamente liberato da tutte le fronde. In coincidenza di ciascun ramo
tagliato si fa attenzione a lasciare una piccola sporgenza legnosa (curnecchia).
Alle sporgenze così ottenute, dopo aver addobbato la pertica con fiori
e rami di ginestra, si appendono piede e muso di vaccino lesso ('o pere e
'o musso), collane fatte di nocciole ('a ntrita) o castagne ('a nserta), limmagine
della Madonna di Castello (a fiurella)
e fiocchi di carta crespata e colorata. Terminata l'opera, l'autore la porta
a valle, dedicandola allimmagine della Madonna del Castello, ovvero
regalandola alla propria compagna. Nella pratica appena descritta si è
soliti individuare una simbologia fallica, propiziatrice della fecondità
della terra. Anche i balli, ricchi dinusuali movenze ed intrecci sensuali,
sembrerebbero essere collegati allo stesso filone dei riti propiziatori della
fecondità. Altra caratteristica peculiare della festa è data
dal fatto che l'ascesa al monte, o al santuario, costituisce raramente unesperienza
individuale. E' con la paranza (il tradizionale gruppo dappartenenza)
che si raggiunge il santuario e successivamente si risale il Monte. Alcune
comitive raggiungono all'alba la cima del Somma e ne discendono a notte alta,
altre si distribuiscono tra i boschi e i profondi valloni che incidono i fianchi
del vulcano.
La paranza dello Gnundo, così detta dal nome dello stradello montano
su cui si sofferma ad invocare la divinità, si caratterizza per la
capacità di conservare al meglio limmenso patrimonio culturale
contraddistinguente tutta la manifestazione. Per questa ragione essa fu invitata
a partecipare, nel 1975, alle celebrazioni per il bicentenario della nascita
degli U.S.A. e, in occasione della scomparsa dellallora leader Zi'
Gennaro, il noto studioso Roberto De Simone ebbe a commentare: <<
... indubbiamente egli era ... lautentico gran sacerdote di una religiosità
arcaica e popolare, in cui il canto e la musica rappresentano il mezzo magico
per entrare in contatto con il mondo celeste ... >>.
Sabato dei fuochi 06/aprile/2013
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realizzazione: Alfonso&Francesco Di Prisco
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